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Sei Quartetti brevi

Salvatore Sciarrino (1967–1992)

Scrivo musica da oltre trent’anni, e non m’è ancora capitato di vedere nascere due pezzi allo stesso modo. I Sei quartetti brevi si distinguono particolarmente per le date entro cui vengono alla luce, 1967-1992, cioè un quarto di secolo. Com’è possibile una gestazione così lunga? Molte opere hanno occupato la mia mente prima che fosse I’ora di questo progetto, che nel frattempo si faceva vecchio. È vero che, se non si accettasse I’imprevisto, I’inaspettato, non sapremmo neppure uscire da noi stessi: finiremmo col ripeterci, e dunque giova il succedersi delle commissioni. Tuttavia bisogna imparare a rifiutarle quando diventan troppe, quando non congeniali. D’altro canto giunge anche il momento in cui un’opportunità non può essere più rinviata e, contro quelle venute dal caso, alcune dobbiamo cercare di provocarle, prima che perdano totalmente d’interesse. Noi stessi mutiamo. Composizioni realizzate in vari periodi portano differenti contrassegni. Da ragazzo avevo composto un Quartetto sulla scia dell’avanguardia gestuale. Seguì una certa maturazione, legata forse allo studio dei Quartetti di Beethoven, in special modo degli ultimi. Terminai dunque un Quartetto II, dai caratteri più personali, con la dedica a Franco Evangelisti, uno dei miei maestri d’elezione. lntanto quel numero rimase attaccato al titolo e gli germogliò intorno I’idea di altri cinque Quartetti. Sarebbe risultata una costellazione non di movimenti normali, e neppure aforistici, bensì di forme intermedie. Ardue per voluta, precaria sospensione. Alla gentile richiesta dell’Associazione Filarmonica di Rovereto devo la possibilità di completare il ciclo. Trovo che rispecchi il rapporto amichevole che si 6 creato fra noi iscrivere i Quartetti alla memoria del primo Presidente della “Filarmonica” Conte Pietro Marzani. Ponendo mano al Quartetto II, sarebbero scaturite oggi troppe sostanziali modifiche, e ho preferito accoglierlo com’era, nella sua diversità stilistica. Ogni Quartetto è caratterizzato rispetto agli altri quanto ad articolazione figurale. Quelli più recenti mostrano un profilo tecnico camune, I’uso degli armonici sopracuti (rispetto alle posizioni basse del II). Mostrano inoltre un assottigliamento dentro il suono e un conseguente periodare più vago. I Quartetti I, III-VI sono dedicate Helmut Lachenmann. Il Quartetto II è dedicato a Franco Evangelisti. (Salvatore Sciarrino)

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